Nel 1705, il Palazzo del Collegio Raffaello fu fatto erigere da Papa Clemente XI Albani. Oggi è il nuovo passo verso l’integrazione tra la memoria storica Urbinate e le necessità delle Attività produttive locali.

Cenni storici sull’Amministrazione del Patrimonio del “Collegio Raffaello” e del “Legato Albani” della Città di Urbino

L’Amministrazione del “Collegio Raffaello” e del  “Legato Albani”  nasce e assume il ruolo di Ente Morale con propria personalità giuridica intorno al 1875, anche se per diversi anni a seguire l’Istituzione ebbe un ruolo marginale nella gestione economica del Collegio e del suo Patrimonio a cui doveva soprintendere e per il quale scopo era stata istituita, fino all’indomani della secolarizzazione del Collegio avvenuta nel 1884. La gestione anche sotto l’aspetto economico rimase sempre affidata ai padri delle Scuole Pie di Urbino.

La finalità, perseguita dal Comune nell’erezione in Corpo Morale del “Collegio Convitto Raffaello”, era quella di delegare ad una commissione composta da cinque cittadini eletti dal Consiglio Comunale, la facoltà di legiferare intorno all’andamento economico e morale del Collegio, allo scopo di adottare le misure più idonee per ridurre la vistosa spesa che comportava il mantenimento del Collegio stesso.

Ogni anno il Comune era costretto a coprire il disavanzo che presentava il bilancio dell’intero stabilimento nonostante il sussidio annuale che elargiva per il mantenimento delle scuole annesse al Collegio e le rette dei convittori oltre i proventi dell’affitto dei fondi rustici e urbani.

La sostanziale trasformazione dello stabilimento, aveva come garanzia la stessa Istituzione del Collegio in “Corpo Morale”, perché in questo caso, se l’amministrazione autonoma avesse contratto debiti, non sarebbero pesati sulle finanze del Comune, ma avrebbero colpito i beni dello stabilimento stesso.

Dal momento che i beni dell’Istituto erano di proprietà comunale, il Comune avrebbe comunque subito le conseguenze, positive e negative. Onde evitare questa eventualità, la commissione  nominata dal Consiglio, sarebbe stata, essa stessa, responsabile del buon andamento amministrativo dello stabilimento, nonché del rispetto  del Bilancio e non avrebbe potuto impegnare i beni patrimoniali.    Se si fossero presentati casi e bisogni straordinari, la regola prevedeva la consultazione del Consiglio Comunale, il quale, esaminata la situazione finanziaria, avrebbe deliberato i provvedimenti necessari.”

“La secolarizzazione portò alle dimissioni di tutto il corpo docente del Collegio Convitto Raffaello, costituito in maggioranza dai padri Scolopi, e cambiò l’iter didattico seguito sino allora, dal momento che non si trattava più di una scuola religiosa.”

Sul piano amministrativo la secolarizzazione del Collegio, modificò anche l’apparato amministrativo dell’istituzione. La commissione amministrativa iniziò ad assumere maggior peso non solo nelle questioni di carattere economico, ma anche nelle scelte più propriamente riguardanti la Scuola e il Collegio, oltre che nella gestione amministrativa del Patrimonio, dove aveva pieno potere deliberante. Solo per le questioni più rilevanti doveva e deve tuttora essere autorizzata dal Consiglio Comunale.

Attualmente L’Ente “Legato Albani” continua ad amministrare i due palazzi, il “CollegioRaffaello”e il “Palazzo Nuovo”, mentre il Patrimonio fondiario, è stato con il tempo smantellato e i proventi utilizzati per restaurare i due edifici. Anche la struttura del Collegio non è più la sede del “Convitto Raffaello”, ma secondo le disposizioni testamentarie di Clemente XI, continua ad ospitare alcune istituzioni educative e diversi istituti universitari accanto al Museo e al Gabinetto di Fisica.

Il Palazzo del Collegio Raffaello o Palazzo degli Scolopi di Urbino

Il palazzo del “Collegio Raffaello”, anticamente denominato “Collegio Urbinate dei Nobili”, viene fatto costruire da papa Clemente XI Albania sue spese nel 1705 nella piazza detta “Pian Di Mercato” (ora piazza della Repubblica) e venne affidato ai padri delle Scuole Pie della Provincia Romana dell’Ordine i quali erano presenti ad Urbino fin dal 1686.

Il 23 settembre 1700 il cardinale Gianfrancesco Albani, nativo di Urbino, venne eletto papa e fin da subito promosse nella sua città natale una serie di iniziative di varia natura con la finalità di risollevare la precaria situazione nella quale era precipitata la comunità cittadina nella fase di devoluzione del Ducato di Urbino allo Stato Pontificio.

Pertanto nel 1705, il Pontefice Clemente XI, visto anche l’impegno della comunità che avviò in modo celere le pratiche per far posto alla nuova fabbrica, principiò la costruzione del maestoso palazzo in Piazza Pian di Mercato, cioè l’attuale “Collegio Raffaello”, prospiciente piazza della Repubblica. Ancora oggi occupa l’intero isolato fra il primo tratto di via Cesare Battisti (già Lavagine), il vicolo con la piazzetta di San Filippo, e a valle, via Pozzo Nuovo.

Il papa commissionò il progetto dell’edificio all’architetto romano Alessandro Specchi e incaricò il fattore della Fabbrica di San Pietro, Pietro Giacomo Patriarca, di reperire maestranze specializzate nell’opera di scalpello. Inoltre sollecitò il trasferimento dell’intendente di architettura Fra Ambrogio Carnevale di San Carlo delle Scuole Pie a recarsi a Urbino per l’apertura di quel cantiere.

L’impresa edilizia si rivelò più costosa del previsto e così il progetto dello Specchi non fu interamente rispettato ma ritoccato e semplificato in alcune parti dallo scolopio, intendente di architettura, Sebastiano di Santa Maria, al secolo Sebastiano Casanova (Gravedona 1662- Urbino 1741) e non meno dovette interferire Fra’Giovanni, carmelitano e architetto, al secolo Gian Battista Bartoli, che fu direttore della fabbrica del collegio dal 1725 al 1737, a cui subentrò il romano Gaetano Lironi fino al completamento dell’edificio avvenuto intorno al 1742.

La soluzione adottata nell’organizzazione degli ambienti era la seguente: gli spazi di servizio ( refettorio, cucina, dispensa, infermeria, servizi igienici, etc.) e le aule scolastiche al piano terra; nel seminterrato erano collocati i depositi e i magazzini vari.

Nel primo piano del palazzo, il piano nobile, trovarono ubicazione tutti quegli ambienti connessi alla vita spirituale e privata dei Padri, compresa la zona notte con le varie stanze da letto dei religiosi e, sempre in questo piano con una serie di articolati passaggi secondo una logica già convittuale, nel luogo ove tuttora è presente un loggiato- galleria, aveva sede una libreria connessa a una stanza di studio e a un oratorio per i collegiali. Al secondo e ultimo piano era stato disposto il dormitorio dei convittori in forma di L, disposizione quest’ultima convenzionale in tutti i collegi scolopici, in quanto dall’angolo maggiore si poteva avere un totale controllo da parte degli istitutori di tutta l’area notte. Nell’involucro esterno il palazzo presenta tuttora le caratteristiche dell’architettura romana dell’epoca in cui venne edificato, nel rispetto della tradizione neoclassica. Tali analogie sono riscontrabili nel cortile, di palese impronta classicheggiante, nelle cui specchiature e nelle scansioni degli ordini riecheggia il cortile del palazzo Albani che nel medesimo periodo veniva ammodernato in base alle forme della tradizione neoclassicismo settecentesco. La facciata si presenta imperfetta nella parte mediana, corrispondente alla soppressa chiesa di Sant’Agata, abbattuta e ricostruita nel 1726, perdendo completamente le antiche vestigia gotiche. Oggi è suddivisa in due piani e adibita una parte a locale pubblico (Caffè Basili) e la parte superiore, un tempo occupata dall’aula magna del collegio, è oggi utilizzata per le adunanze e le conferenze pubbliche e prende il nome di “Sala Serpieri” in memoria del celebre scienziato ed educatore, Padre Alessandro Serpieri, che diresse il collegio dal 1852 al 1884.

La facciata della chiesa rimase incompiuta e mutilata. Doveva congiungere le due ali di portico del palazzo del Collegio ed ha conservato delle fattezze settecentesche soltanto nell’aspetto concavo.

Sempre riguardo al palazzo del collegio è veramente notevole, per la squisita fattura di matrice settecentesca e per i suoi caratteri monumentali, l’ampio scalone a due rampe che conduce dall’atrio all’ingresso del piano nobile, dove si trovano il loggiato- galleria e il maestoso salone sovrastato dalla volta superiore della perduta chiesa di Sant’Agata, le cui decorazioni figurate a stucco sono attribuibili a Gio. Battista Solari, mentre alle pareti dell’ingresso dei suddetti ambienti trovarono posto i due busti in marmo di papa Clemente XI, il fondatore, e di Papa Benedetto XIII che proseguì e portò a compimento l’edificio (ricordato anche nell’epigrafe sulla fronte destra della facciata a seguito della precedente dedicata a Clemente XI). Entrambi i due busti sono opera dello scultore francese Bouchardon che li eseguì nel 1832.

Infine va ricordato che nel punto più alto dell’edificio è situato l’ottocentesco Osservatorio Geo-Astronomico degli Scolopi, fondato nel 1850 da padre Alessandro Serpieri (San Giovanni in Marignano1823- Urbino1884) Rettore del collegio e grande figura di scienziato ed educatore, che tanto si adoperò nel dar decoro e lustro al nome dell’antico collegio. In sua memoria è stato posto dalla cittadinanza nel vestibolo dell’ingresso un busto, di fronte a quello del poeta Giovanni Pascoli, che nel collegio studiò, sotto la guida del Serpieri, dal 1862 al 1871.

In proposito merita di essere ricordata una delle camerate del collegio adibita a dormitorio per i convittori che oggi porta il nome di “Camerata Pascoli”, posta verso tramontana, le cui finestre dominano il tipico paesaggio d’Urbino. Tale suggestiva vista fu motivo d’ispirazione per la successiva produzione poetica di Pascoli. La critica letteraria moderna afferma ormai con certezza che certe sue poesie sono direttamente ispirate all’esperienza urbinate, come ad esempio L’Aurora Boreale, L’Aquilone, La Ginestra e tante altre ancora.

Per quanto riguarda le vicende interne al collegio come “istituzione educativa”, va detto che essa ebbe diverse assegnazioni riguardo alla sua gestione: viene affidato ai padri delle Scuole Pie nell’anno della sua fondazione il 2 Aprile 1699 per rogito del Notaio Donato Ciccarini. Essi lo utilizzeranno per le attività scolastiche ed educative fino al 1808. Poi Napoleone I lo trasformò in Regio Liceo Convitto e dal 1811 in Regio Liceo Convitto Metaurense. Nel 1814 tornò ai Padri Scolopi. Nel 1815 passò ai padri Gesuiti fino al 1826 e di nuovo agli Scolopi della Provincia Toscana dell’Ordine fino al 1884. Successivamente fu secolarizzato dalle autorità comunali in rispondenza a quelle che erano le direttive del nuovo Stato Unitario Italiano che intendeva assumersi la guida dell’istruzione scolastica in tutto il paese, ruolo che in passato era sempre stato di esclusivo dominio dei vari Ordini Religiosi. La direzione del collegio anche ad Urbino passò ai Presidi dei Licei direttamente nominati dalle autorità laiche.

L’amministrazione dell’edificio fu affidata a gestione privata fino al 1970, sempre però con destinazione ad uso di istituzioni scolastiche, finché l’antico e celebre “Liceo Classico Raffaello” non fu trasferito in un altro edificio. Inoltre fino al 1971 il “Palazzo del Collegio” ospitò anche l’Istituto Tecnico Industriale, lontano erede della Scuola Tecnica fondata da Padre Alessandro Serpieri. Dopo il 1971 vi trovarono una collocazione le Scuole Medie Statali e l’Istituto Statale d’Arte. Negli anni Ottanta ritornò ad essere di esclusivo uso del Comune, legittimo proprietario del palazzo, come disposto dal testamento del Papa Clemente XI.

Tuttora è amministrato in forma autonoma, sulla base del vecchio Statuto risalente al 1875 e col quale ebbe origine l’ Ente Morale Legato Albani della città di Urbino.

Il Palazzo Nuovo Albani

Il Palazzo Nuovo sorge dirimpetto al palazzo del Collegio Raffaello, occupa l’intero lato occidentale di Piazza della Repubblica (denominata anticamente piazza Pian di Mercato), l’angolo discendente di via Cesare Battisti (Valbona) e il tratto iniziale del portico di Corso Garibaldi.

Il Palazzo fu fatto erigere nel 1826 dal Cardinale Giuseppe Albani che, dopo diversi anni di assenza per i suoi diversi incarichi presso il Papa Pio VIII, rientra in Urbino il 27 Agosto 1831, in veste di Legato della Legazione di Pesaro e Urbino e commissario straordinario delle Legazioni di Bologna, Ferrara, Ravenna e Forlì.

Per far posto al nuovo edificio furono demoliti il trecentesco ospedale di Santa Maria della Misericordia (1333), gli Oratori di Sant’Antonio Abbate (1400) e dei Sette Dormienti (1620), questo intervento radicale trasformò completamente la fisionomia della piazza, palesando quelli che erano le intenzioni della comunità di Urbino in quegli anni, il decoro e la comodità, in linea con le tendenze dell’architettura d’avanguardia dell’epoca.”

L’edificio, la cui costruzione si protrasse fino a dopo la morte del cardinale avvenuta nel 1834, segnava la continuità con la sua ala di portico verso la strada nuova, costruita per condurre agevolmente le carrozze provenienti da Pesaro e da Fano direttamente in Piazza Pian di Mercato. Questa nuova strada urbana divenne l’occasione per riprogettare tutta la parte centrale di Urbino, all’estremità dell’elegante portico fu costruito un teatro (l’attuale Teatro Sanzio) al di sopra della rinascimentale rampa elicoidale opera di Francesco di Giorgio Martini. 

La città all’inizio dell’Ottocento fu sottoposta a profondi mutamenti, in conformità a quelli che erano i suggerimenti “illuminati”, per ragioni di arredo e funzionalità urbana, quali potevano essere quelli degli Albani. E’ pur vero che furono sacrificate, nel caso del Palazzo Nuovo, antiche testimonianze architettoniche romanico-gotiche.

Gli artefici di questo ammodernamento furono Vincenzo e Pietro Ghinelli. Il secondo probabilmente stese il progetto del Palazzo Nuovo, la cui definitiva realizzazione avvenne tra il 1847 e il 1851 sotto la direzione di Vincenzo Ghinelli, nipote di Pietro.

Il Palazzo è nelle sue vestigia interne un tipico esempio del superamento del rigore neoclassico per un più libero linguaggio espressivo, esempio ne è il cortile interno, impresa innovativa favorita dall’uso di materiali poveri come il mattone a vista e il cotto tagliato e sagomato per delineare cornici e ornamentazioni. Essendo il frutto della collaborazione di due mani, la connotazione stilistica più tradizionale è invece espressa dalla severità classicheggiante del compatto prospetto esterno, scandito dalle finestre edicolate del piano nobile e alleggerito dal portico a solide colonne doriche che si interrompe nel tratto centrale per dar posto al solenne ingresso a fornice.

Dal momento che i lavori del palazzo andarono ben oltre la morte del cardinale Albani, per disposizione testamentaria, gli eredi dovettero sostenere l’intera spesa e assegnarono l’eredità del palazzo alla comunità di Urbino, a favore del Collegio Raffaello perché vi fossero ospitati gratuitamente alcuni convittori.

Al riguardo nacquero delle complicazioni e mentre la prima parte della disposizione fu rispettata, la consegna al Gonfaloniere di Urbino fu contestata e fu eseguita soltanto nel 1846, per intervento di Pio IX. Da allora il palazzo condivise le sorti del Collegio Raffaello.

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